DUENNAS
DESCRIZIONE
Lo spettacolo Duennas, tratto dal romanzo “Addia”, scritto aquattro mani da Paola Alcioni e Antoni Maria Pala, vincitore nel 2008 del Premio Deledda per la letteratura in linguasarda, è un viaggio nell’intimità ancestrale dell’isola. Il testo,nella variante campidanese e logudorese insieme, è unapartitura complessa. Prende vita sulla scena con un ritmo che sifa parola, suono, movimento, visione. Addia, la protagonista, simuove oltre lo spazio e il tempo, sospesa tra le dimensioni dellavita materiale e spirituale.
L’energia come un vento forte lapervade e la unisce alla natura indomita, al battito della terrache con lei attraversa i suoi cicli di nascita, morte erinnovamento.
È dalla natura, dalle sue erbe e piante, che Addia trae imedicamenti per coloro che cercano cure per il corpo ma ancheper l’anima. I medicamenti da soli non bastano se nonaccompagnati dai “brebus”.
Magia e potere della parola, delsuperamento delle dicotomie razionalistiche. Il suo ruolo diguaritrice e accabadora crea intorno a lei una sorta di distaccoreverenziale da parte della comunità fino a quando non vienecoinvolta, insieme a suo cugino Lenaldu, nei giochi intricati deipotentati dell’epoca.
Il romanzo è ambientato nella seconda parte del 1500 e il controllo dall’alto ha la faccia della nuova compagnia dei Gesuitie del tribunale dell’Inquisizione che, naturalmente, si trovano dalla stessa parte dei signorotti del tempo. Ma non è facileridurre il suo personaggio entro schemi estranei. Lei, che è tutt’uno con le forze della natura e con questa terra di Sardegna in cui la volontà di autodeterminazione del popolo ribelle non si è mai sopita, viene costretta con la violenza. È accusata di stregoneria e imprigionata. Anche in prigione recita il padre nostro in sardo, trasgredendo un preciso divieto.La lingua del popolo, questa bellissima lingua dai suoni magici, è il suo baluardo e quello di chiunque voglia, anche oggi, riappropriarsi delle proprie radici per costruire un futuro possibile in una dialettica tra identità locale e villaggio globale. DIRE, RECITARE, ASCOLTARE la lingua sarda è di per sé straordinario, rivoluzionario e rivitalizzante.
Una messa in scena immersiva in cui prende vita la partitura di physical theatre con la musica eseguita dal vivo dalsassofonista Gavino Murgia, artista affermato a livello internazionale, che si contraddistingue per la ricerca tra tradizione einnovazione. L’elemento teatrale e musicale è esaltato dal video in cui vengono proposte le immagini della Sardegnamedievale con le sue architetture e la bellezza dei paesaggi naturalistici. A seconda del paese in cui viene rappresentato lospettacolo, i sottotitoli e le voci fuori campo supportano lo spettatore nella comprensione dell’intreccio narrativo.
RECENSIONI
“È una figura femminile centrale, magnetica, ricca di emozioni e di sensazioni. Nel corso della storia verrà rapita dai Cavalieridell’Inquisizione, fatta prigioniera e infine liberata dal suo stesso cugino e da una cerchia di uomini fidati in cambio di accordo.Si fondono così la magistrale interpretazione di Maria Virginia Siriu, capace di coinvolgere lo spettatore facendolo entrare in unmondo sconosciuto, d’altri tempi, fatto di superstizioni e credenze. Lo spettacolo, recitato interamente in lingua sarda, viene resoperò comprensibile dall’attrice/regista, grazie alla sua espressività ed emotività. Addia è vicina alla donna di oggi come non mai,protagonista della sua vita e della sua libertà. Gavino Murgia accompagna l’intera performance con il suo sassofono, conintermezzi cantati alla maniera dei tenores, arrivando ad emozionare l’intero pubblico con una personale interpretazione dell’AveMaria.”
(Manuela Massa, Rumorscena)
“Ritornare nella sala del Teatro, tra palco e platea, a sfidare la memoria collettiva. Per pratiche e segni consolidati, manifesti incodici usuali, mischiando il mezzo comunicativo (video, musica dal vivo, gesto e parola) per centrare l’atto spettacolare nelmedium difforme, a rintracciare l’unico nella frammentazione. Duennas di Maria Virgina Siriu – Deus ex machina del Festival – èun atto d’amore verso la propria terra. Di cui se ne soffre il confine, aperto e infinito, del mare. Che recinta, ma preserva.Modulare e in quadri, sciolti e non sincopati, lo spettacolo sgrana, come pietre di rosario, misteri e topos d’una culturaautoctona, indica, rintracciando in orme contemporanee una riaffermazione identitaria e culturale. L’uso della lingua idiomatica,il sardo, evocativo e provocante fascinum. Una lingua per ricreare relazioni, una lingua del parlato, prosaico popolare, senzaformalità di distanza e convenzione. L’evitamento attoriale a favore del contenuto. La scena, scatola di caotico assemblaggio aindividuare netti gli elementi. Un lavoro verticale. Incisivo.”
(Emilio Nigro, Persinsala Teatro)

Alex
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Trailer Duennas