Performance teatrale
Antigone on Ἀντιγόνη
Festival Love Sharing
da Sofocle adattato, diretto e interpretato da Maria Virginia Siriu
assistente alla regia Jason Morgan
voce fuori campo Massimo Zordan
scenografia e maschere Walter Ecca
costumi Maria Teresa Todde
“Se sei convinto che la tragedia di Antigone non ti riguardi personalmente, non entrare” (Decalogo introduttivo di Antigone on Antigone)
Nella tragedia classica di Sofocle, gli attori in scena si alternano indossando delle maschere. Questa nuova versione vede in scena una sola attrice, l’officiante che celebra il rito, ma il ruolo della maschera viene mantenuto e implementato. Sullo sfondo, le maschere dei diversi personaggi pendono dall’albero della vita, e verranno indossate via via dall’attrice per interpretare tutti i personaggi.
Anche il pubblico viene invitato a partecipare al gioco della mimesi: i conflitti dei personaggi vengono condivisi dal pubblico, nelle loro estreme conseguenze tragiche. Gli spettatori vivono in prima persona l’evoluzione del conflitto, dalla rigidità delle posizioni contrapposte allo scioglimento dell’intreccio, alla scoperta creativa delle infinite possibilità risolutive che le relazioni umane offrono. Inizialmente, il pubblico vive la tragedia sulla propria pelle, muovendosi fisicamente nello spazio scenico e partecipando così al dramma con voce, lamenti e mantra. Il pubblico non vede Antigone, Creonte, Emone, Tiresia, il pubblico diventa tutti loro. Quando si entra nel vivo del dissidio tra Creonte e Emone, due spettatori vengono invitati a vestirne i panni, indossandone le maschere. In Antigone on Antigone non esiste una realtà manichea, abitata da buoni e cattivi. La maschera diventa strumento di conoscenza: indagare le ragioni degli altri è la chiave di risoluzione dei conflitti. Chi porta il viso di Creonte si fa portatore delle sue ragioni di re, tutore dell’ordine contro l’anarchia. Chi rappresenta Emone comprende le ragioni del padre, ma considera ingiusta la condanna di Antigone. Alla base della tragedia c’è l’inflessibilità di Creonte, che rende impossibile dialogarvi.
L’esperienza catartica è un momento di mediazione. Questo ruolo sociale, che il teatro assolveva nell’antica Grecia, viene riproposto con Antigone on Antigone, in contrapposizione alla tendenza del mondo attuale a nascondere i conflitti, che spesso si manifestano in disagio ed esplosioni di violenza su larga scala. La piéce, seguendo l’interpretazione sulla tragedia classica della mediatrice Jacqueline Morineau, è uno strumento in cui il conflitto viene portato alla luce e in questo modo può essere avviato il processo di soluzione nonviolenta. Nella produzione di Theandric, il teatro diventa uno spazio pubblico nel quale vengono ricreate le dinamiche della comunità. Gli spettatori sono chiamati a interrogarsi in un alternarsi di scene costituite da momenti di meditazione attiva collettiva, guidate dall’officiante-attrice (Maria Virginia Siriu), che rievoca le figure archetipiche di Sofocle.
L’energia fisica creata dall’interazione tra i partecipanti delinea un percorso che porta ad una vera e propria espansione dei sensi: un trance-flash che conduce lo spettatore verso uno stato meditativo, sperimentando personalmente la catarsi.